Giampaolo Merciai
Opera 1^ classificata
K102403
Mi tuffo nei ricordi
e brucio semi di tempo.
Fuggo disperata dalla luce nera
di notti insonni
dove strade d’ombre
sembrano non finire.
Ti vedo ancora su quella panca
dove posasti i tuoi stracci
sotto gli occhi di uniformi criminali.
Il burattinaio sterminatore
abbassò il sipario
sul tuo torbido destino.
Madre, dov‘è quel tuo bel seno
che mi nutriva da bambina?
Dove sono i tuoi occhi
che sapevano parlare agli uomini?
Il tuo petto è piatto come un lago,
le tue pupille, mute senza più parole.
Le tue ossa, sporgono
come un rumore nella notte,
il tuo cuore, è diventato uno specchio rotto,
un libro strappato,
una grotta nuda nel deserto del Sinai.
Lacerante è il tempo!
Una mattina di dicembre
ti facesti trasparente.
Sulla neve bianca che nascondeva la vita
la tua quercia liberò le ultime foglie;
lontana dalla tua terra
abbracciasti una nuvola.
Il vento restò paralizzato, il cielo
non pianse sangue.
Il tuo nome
rimarrà impresso per sempre
in quel cielo grigio come la tua cenere:
K102403, cielo di Auschwitz!
Roberto Silleresi
Opera 2^ classificata
Piloti
Sono fatti di una scorza speciale
che imbroglia il destino
e hanno facce da poker
per accorciare il tempo
sopra le strade senza cigli
nell’estatica sintesi della velocità.
Battezzati nella solitudine
di un guscio di carbonio,
trascorrono i giorni
ad azzeccare la traiettoria.
Per loro parlano le mani
che mai si incrociano
nell’intreccio del vento.
E ci vuole coraggio
a strofinare la paura dalle suole,
ad infatuarsi di un sogno che punta
diritto il muso cieco nella “esse”,
a lasciarsi il motore dietro le spalle,
come un tabarro forgiato,
dove dilatano i rintocchi del cuore.
Quando le vie di fuga
si fanno brevi e definitive,
rimane una cresta di cenere
che la macchina ha tracciato
ammutolendo nell’asfalto.
Qualcuno ha risposto
ad un invito superiore,
riposando gli occhi
e sbalzando in curva,
per tramutarsi in petalo da consegnare
- in questa pagana liturgia –
all’eterna corrente del fiume.
Adriana Scarpa
Opera 3^ classificata
Entra un fiato di magnolia
Entra un fiato di magnolia dalla finestra,
sfiora l’orecchino pendente della lampada.
Le frange delle tende, come bambini
si agitano in gaio girotondo,
gli sguardi sulle pareti corrono.
Poi, improvvise, le voci nella penombra
scoppiano come monete d’oro.
E portano i ricordi. Di quando
con due biglie e un temperino
ci si sentiva padroni di un tesoro
e i giunchi erano spade per battaglie.
Noi si chiedeva allora
dove nascesse il mare
ed era dentro l’argenteo sguardo
di un gatto misterioso o nella trasparenza
di un vaso di cristallo. Oggi son muti
gli occhi, la boccia è frantumata
e il mare entra a far parte delle storie
per l’esser stato testimone dei naufragi.
Gli specchi, gli orologi alle pareti
son testimoni adesso di altre sconfitte,
di altri disinganni: fu tentativo inutile
fermare il libero istante e di un volto,
di un sorriso. Oggi qui vengono
i fantasmi ad incontrarmi.
Bussando ai vetri con le nocche d’ossa
mendicano epiloghi alle irrisolte storie
e bramosi di luce tenteranno
di depredare gli occhi delle stelle.
Stelle che a notte scendono a incontrarmi.
Silenziose esplorano gli angoli, sfiorano
le venature azzurre del respiro. Tra i capelli
mi resta il sigillo d’una cometa. Alchimia
diventa allora districare la matassa
dei pensieri dal nido rugiadoso dei sogni.
Paola Urso
Opera 4^ classificata
Stanchezza
Sento la mia stanchezza come
immense cattedrali che l’anima
sovrastano, e luci soffuse infondono
gemiti attraverso sconfinate vetrate.
Ho attraversato arcate ove
il tempo si è fermato, ove i secoli
si ripetono sempre uguali, senza fine,
ignorando ogni vagante passo;
cerco ovunque il sogno di me,
e rincorro onde passate perché
ritrovino quel denso mare, oltre ciò
che sono stata, nei sonnolenti ricordi.
Ma altro non vedo che la mia
stanchezza, come suono morto di
stremate acque che i sogni allungano
in infiniti mari di nebulose speranze
Cristiano Comelli
Opera 5^ classificata
Imprigionato
tra i tentacoli infuocati
di un’ombra impazzita
mendico con voce tremebonda
la carezza di un filo di vento
sola alleata
per vincere la suprema guerra
con la spada di un tempo
che fende impietoso
i miei ricordi di calzoni corti.
L’incanto annega
in un torrente ricolmo di illusioni
il volto privo di forma
di un fascio di luce
addormenta il mio sguardo
i colori di un mondo Arlecchino
sono divorati dal silenzio
mentre la sera sbadiglia
sul mio cuore che batte stancamente.
Paola Dall’Olmo
Opera 6^ classificata
Urlo di vita
Il freddo
Il buio
Il nulla improvviso
come lampi di dolore
nel mio cuore straziato
Il mio corpo non sa
più di carne
i miei occhi abbagliati
dal vuoto
non carezzano più le eterne
infinite
magie del mondo
le mie gambe sganciate da terra
galleggiano immobili
nell’aria opprimente
Sto respirando
di falso
e di illusioni.
BASTA!
ai coriandoli
e alle stelle filanti
di un carnevale ridicolo e stanco
di maschere senza volto
e sorrisi di burro
Voglio spiccare il salto
giù nell’inferno
dei senza limite
coi draghi infuocati
e paure di zinco
sconfiggere il grande artiglio
risalire rinata
di forza e verità
verso la cima
di un punto di sole
abbagliarmi di vita
e morire
Emma Mazzuca
Opera 7^ classificata
Viandante
Trascino faticanti passi lungo strade affollate
da figure emaciate prive di volto
dipinte da grigiore di piombo…
fossili…
che rimbalzano tra calura e vento…
respiro rancido gas
che assopisce festosi spasimi d’aria…
...furioso il tempo passa, consuma…
cammino… cammino…
viandante
di un mondo che trasuda menzogne
traslato da illusorie felicità
spacco il dolore per trovarne il perché...
Sulla mia ombra riflessa su un manto d’asfalto
batte un sole che brucia… ferma..
alzo gli occhi… detergo il viso… mi osservo… scopro che vivo…
Marialba Fasolo
Opera 8^ classificata
Io e il mio sogno
Il tempo ci avvinghia
come chioma alitata dal vento.
Beviamo al suo calice
mentre una luna polverosa
imbianca le vele delle nostre vite.
Le abbiamo tinte di rosso,
dirette a nord per seguire una rotta.
Ci cinge come la vite i tralci d’autunno,
strangolando i frutti che riposano nella conchiglia
che tenevamo tra le dita.
Ora tutto è colmo.
Siamo in due – io e il mio sogno – Abbiamo giocato all’amore su lame affilate.
Abbiamo spremuto acini d’oro
dalla stanza vuota del presente.
Ora è tempo.
Adesso il tempo ripiega su se stesso senza rimorsi.
Ci lascia soli
e il prato si fa deserto.
Giuseppina Terranova
Opera 9^ classificata
Via da me
Lame di luce da stelle lontane
trafiggono l’oscurità che mi avvolge
e nel silenzio del mondo accendono
la mia immaginazione.
Chiudo gli occhi e finalmente vedo
forme e colori di nuova bellezza
che il palpito del mio cuore riconosce.
Solo un istante, un brivido ignoto,
un impeto irruento mi strappa via da me,
dallo spazio che non mi contiene,
dal tempo che non si concede al mio lento vagare,
al mio sguardo ingordo.
Nel vuoto disperdo atomi di passato,
ricordi sigillati di polvere e lacrime,
lettere consunte che rileggo, di tanto in tanto…
Il presente è un respiro sospeso tra petali di sogno,
un frammento di vita proteso verso l’infinito,
la luce di un astro che brilla altrove…
Una goccia di eternità sulle mie labbra tremanti
rivela il sapore del mare cosmico
dove scioglierò la mia attesa
quando il silenzio per sempre mi porterà
via da me.
Carlo Carrea
Opera 10^ classificata
Interiora
Ora è venuto il tempo
di rimuovere poco delicatamente
tutte le remore che rendono confuso
il fondo che solo in ben poche circostanze
venne violato e subito coperto.
Ora è venuto il tempo
che prenda aria la mia oscura segreta
se ne diffonda il lezzo o il profumo
e possa io respirarli entrambi ricordando.
Ora è venuto il tempo
di guardare bene anche sotto l’impiantito
laddove so celarsi
oltre la soletta dell’inconsapevole
silenziosi terribili inquilini
che in punta di piedi percepisco aggirarsi
nei miei piani infimi.
Troppo spesso nei passati anni
giunsi a negare di tutto questo l’esistenza,
ma ora è venuto il tempo di eseguire
questi ed altri compiti impietosi
affinché dall’introverso scavo
sia portato alla luce finalmente chi io sono.